mercoledì 13 giugno 2007

La Carla si sposa

Mi domando quale sia il mio valore. Mi domando quale sia il mio posto in questo mondo: sono la madre di Jonah -vado in paranoia a pensare a me in questo modo-, sono l'insegnante disorganizzata ma appassionata -non mi basta-, sono l'aspirante-archeologa-ma-fallita -ecco questo è uno dei ruoli che più adoro quando devo fuggire da me. Ecco, la sfigata che ha studiato lettere classiche con indirizzo archeologico trasferendosi pure a PG a questo scopo e che poi, complice la vita, non è riuscita a "realizzare i suoi sogni" è la parte a teatro che preferisco. Ogni tanto mi piace anche la parte della femmina bianca europea occidentale di cultura medio-alta che "sposa" l'afro in una relazione meravigliosamente "etnica" e per suggellare il tutto (...no...non è per esotismo che sto insieme a un afro...), fa anche un bambino...
Bando al sarcasmo più trito, patetico e deja-vù, quello che voglio dire è che: dopo essere uscita dall'acquario SSIS di due anni, spero di ritornare viva; spero di mettere in ordine la mia casa -che è un bordello-; spero di prendere Wady per mano e dirgli che, per quanto lo ami come papà di Jonah, per quanto lui abbia un effetto, come dire, strutturante sulla mia vita, per quanto gli possa voler bene, io, nel mio cuore, penso che non riusciremo nè ora nè mai a stare insieme; spero di riprendere le relazioni con le mie amiche e i miei amici. Ecco cosa c'entra la Carla. Non so se con la Carla abbiamo smesso vederci di "come prima" a causa della SSIS che, sia io sia lei abbiamo frequentato, o perchè, essendo andata ad abitare col suo fidanzato, ha cominciato a gravitare nell'orbita di lui. Fatto sta che ci saremo sentite telefonicamente meno di una volta al mese; mi pare che l'ultima volta che ci siamo viste fisicamente sia stato tre mesi fa, neanche per mezz'ora. (Tengo a precisare che abitiamo tutte e due a Trento, anche abbastanza vicine). Boh! Io la adoro sotto molti aspetti: ci conosciamo dalle superiori, lei sa quasi tutto di me, abbiamo lavorato insieme, abbiamo litigato e abbiamo, più o meno, risolto. Però ieri, al telefono, quando, libera dallo stress dell'anno passato, le ho parlato liberamente di una serie di cose che mi lasciavano perplessa su come gestiva l'affaire-matrimonio e, più nello specifico in relazione al nostro rapporto di amicizia, mi sono quasi crollate le braccia. ...Ma Carla...non mi conosci? non mi conosci più? Non mi vuoi più? Non mi vuoi più bene?
Perchè una mia amica che si sposa non mi telefona e non mi dice: "Dai Serry, andiamo a sbevazzare che mi sposo! Dai Serry, andiamo a cercare un abito! Serry, mi sposo: devi essere mia testimone! Serry, mi sposo!Non puoi mancare al mio matrimonio, ti strangolo!". (Lo so questo è il mio stile di parlare, di dire le cose, ma è la sostanza del discorso, del desiderio).
Ecco, siccome io, più mi guardo intorno più vedo la farsa al potere e down the street, con la gente che sorride digrignando i denti e mostrando dunque la vera origine antropologica del sorriso, melliflua e di una falsità strabordante, pretendo, SI' PRETENDO, che le mie amiche, i miei amici, se sono tali, mi vogliano bene, mi vogliano, vogliano proprio me per condividere dei momenti importanti, voglio che mi facciano un regalo proprio per me, per la nascita di mio figlio, perchè è una cosa importante, non perchè è una pratica sociale (cosa me ne frega delle pratiche sociali; estetiche magari sì, intrinsecamente, profondamente spirituali e, dunque, interiormente estetiche). Sarebbe anche bello che un'amica e un amico, se dico delle stronzate, se faccio delle stronzate, se pensa che il mio comportamento o le mie parole non le/gli garbino, sarebbe bello, dico, che me ne parlasse: l'inferno è scivolare lentamente ma inesorabilmente nella "cortesia" della sopportazione, della tolleranza, del non-detto per comodità o pigrizia. Invece la mia amica Carla sostiene che uno deve essere libero di fare le proprie scelte, non offrendo dunque il proprio parere o punto di vista o manifestando la propria gioia ed entusiasmo. Il suo nubendo vuole andare al matrimonio in jeans... (questa è una fussnote). E' triste dirlo, ma le relazioni qui nel nord austrungarico sono faticose.

4 commenti:

zambrius ha detto...

dolce serena, ho fatto una bibliomanzia per te, usando il tao te ching. Ecco cosa è uscito:
Far nascere, nutrire la vita, modellare gli esseri senza possederli, servirli senza aspettare ricompense, guidarli senza dominarli: queste sono le profonde virtù della natura e le migliori azioni.
(Lao Tzu)
Baci.

Barbara ha detto...

io se mio figlio fosse cintura gialla di judo a cinque anni me lo farei tatuare in fronte, sono la mamma di una cintura gialla - anche se in effetti poi col cambio di cintura dovresti magari fare il laser e ritatuare. allora mi farei tatuare in fronte, sono la mamma di una cintura, poi il colore lo farei con l'henne.
[ma perché trovo commovente la frase "servire senza aspettare ricompense"? ma che c'ho? io sono quella che ha avuto la crisi di pianto dopo essere uscita da "breaking the waves"]

lacarla ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
lacarla ha detto...

serenona dei miei sogni

visto che è di me che stai parlano in questo tuo lucido, compulsivo, esuberante e un po' sbrodolato articolo, mi permetto di farti notare che avrei preferito, magari, un'altra titolatura: lacarla si sposa. tuttoattaccato perché va bene così, perché sarà questo il titolo del fumetto che samira ha in mente, tanto per prendermi per il culo (si può dire qui "culo" o temi le scorrazzate di jonah nel web?) e anche perché i nostri discorsi, quando ci troviamo tutte insieme (lacarla + serenona + fiolasarda), non sono mai così seriosi, così corretti, così impettiti (ma dispettosi, discettanti, strampalati e strasbordanti). va bene?
lacarla si sposa, ma non gravita nell'orbita del suo futuro ex fidanzatino (per quanto lo frequenti così tanto e così spesso che a volte me lo chiedo anch'io). solo che le mie amiche, da quando hanno figliato (e diomeneguardi dal fare anch'io una cosa del genere), sono su un altro pianeta. capisco le pappe, i pannolini, i rigurgiti, ecc.; ma io mi sono spesso dovuta confrontare con la sensazione di essere di troppo quando mi lasciavo sfuggire un commento, magari un po' colorito, ma a volte anche solo un commento, sul baby: "che piccolo!", "no, carla, è normale". e magari volevo solo manifestare il mio stupore per le dimensioni minuscole della creatura senza fare confronti con misurenorma o che so io.
è molto difficile quando le tue amiche diventano mamme e... e tu non lo sei!!!